Editoriale di Marco Zerbini

VAR vs Video Check

Il 29 dicembre 2012, dopo molti mesi di sperimentazione, fa il suo esordio nell’ambiente pallavolistico il Video Check.
L’occasione è di quelle che non si possono dimenticare: la Final Four di Coppa Italia maschile e il palcoscenico è quello delle grandissime occasioni, il Forum di Assago a Milano.
E’ un cambiamento epocale e porta immediatamente delle novità nel mondo del volley e naturalmente nel mondo arbitrale: nella serie A1 e A2 maschile e A1 femminile di pallavolo i giudici di linea non saranno più presenti sul parquet e al loro posto in tutti i palazzetti vengono installate, in occasione dei match di campionato, le telecamere fisse su tutto il perimetro del campo (fino ad un massimo di 18).
L’utilizzo della tecnologia da parte delle squadre è molto semplice: Il Video Check può essere richiesto da uno dei due allenatori in panchina entro 7 secondi dal termine dell’azione. La richiesta può essere effettuata solo dalla squadra che ha perso l’azione.
Se a seguito di una richiesta la decisione arbitrale viene modificata il numero delle richieste di “check” rimane invariata.
Anche l’arbitro può usufruire della tecnologia fino ad un massimo di cinque volte per set.

Ma cosa succede quando una squadra richiede un “check”?
L’allenatore della squadra che ritiene la decisione arbitrale non corretta entro 7 secondi dal termine della stessa chiede secondo arbitro una verifica.
A questo punto il secondo arbitro analizza nell’apposita posizione del video check la fase di gioco incriminata e dopo aver studiato l’azione da tutte le inquadrature possibili informa il primo arbitro che a questo punto prende la decisione definitiva.
In questa fase di consultazione nessuna delle due squadre si può avvicinare alla postazione in cui sono analizzate le immagini pena l’immediata espulsione.
Al termine della verifica del video check l’azione è mandata in onda sullo schermo del palazzetto e ritrae con precisione quello che il secondo arbitro ha analizzato.

Il VAR ha fatto la sua comparsa sui campi di calcio italiano da quasi un anno (agosto 2017). Il suo utilizzo è finalizzato a quattro situazioni ben definite:

segnatura di un gol
assegnazione di un calcio di rigore
espulsione diretta (non quella per somma di ammonizioni, “giallo”)
errore di identità (scambio del calciatore da ammonire o espellere con un altro)

In caso di situazioni dubbie l’arbitro ha la possibilità di chiedere aiuto alla tecnologia: può rivedere l’azione incriminata oppure chiedere un’opinione all’addetto VAR.
L’addetto VAR inoltre ha l’obbligo di intervenire quando si rende conto che l’arbitro ha commesso un evidente errore.

Dal punto di vista pratico ci sono stati evidenti miglioramenti?

Bisogna partire dal presupposto che la tipologia di gioco della pallavolo può trarre benefici dall’utilizzo del Video Check: la pallavolo infatti ha pause di gioco ben definite.
L’assegnazione di un punto coincide sempre con il termine dell’azione e l’azione successiva ricomincia solo con il fischio dell’arbitro.
Tutto questo aiuta l’eventuale richiesta da parte delle squadre o dell’arbitro di un intervento di “check”.

Altro aspetto importante è la dimensione del campo di gioco (18 metri X 9 metri) che permette con l’utilizzo di un numero limitato di telecamere una copertura pressoché completa di tutto il terreno di gioco.

I risultati in questi anni sono stati molto positivi: non ricordiamo, nel mondo del volley, nessun tipo di polemica arbitrale. Tutte le squadre e i loro allenatori rispettano e vivono le decisioni della tecnologia in modo sereno, non si incorre mai in situazioni in cui l’arbitro debba ricorrere all’interpretazione o si arrivi ad una situazione non definita nel regolamento.

Nel primo anno di VAR calcistica le polemiche sono, dal nostro punto di vista, diminuite sensibilmente ma alcuni aspetti sono ancora da migliorare e forse sarebbe utile prendere spunto da sport che utilizzano la tecnologia da anni.
L’arbitro in alcuni occasioni pare svolga la sua mansione con una Spada di Damocle sulla testa: per come è concepito ad oggi il VAR il direttore di gara è costantemente sottoposto al giudizio di un collega (addetto VAR) che lo sta vivisezionando da mille prospettive e appena ha il sospetto che abbia commesso un errore importante lo avverte. Non è facile essere tranquilli in situazioni di questo tipo.
Da un anno a questa parte gli assistenti di linea segnalano solo le rimesse laterali e i “fuorigioco” veramente evidenti… non rischiano e demandano alla tecnologia.
È questo che vuole il mondo del calcio?

C’è un aspetto molto negativo, a nostro parere, della VAR e del Video Check: il loro utilizzo porta un notevole aumento delle interruzioni del gioco e come spesso indicato dai giocatori di entrambi gli sport fa perdere il ritmo e la concentrazione.
Sicuramente il supporto televisivo porterà a notevoli miglioramenti nello sport: questi primi anni di “sperimentazione” devono essere usati per migliorare il sistema in modo che nel prossimo futuro si riesca a parlare solo ed esclusivamente di chi ci regala lo spettacolo: gli atleti!

Marco Zerbini