L’editoriale di Marco Zerbini
La parola infortunio ci fa pensare che non abbiamo avuto fortuna, che il mondo ci ha voltato le spalle.
Spesso è così, ma non sempre… A volte l’infortunio non è altro che il nostro corpo che protesta e ci sta dicendo che gli abbiamo chiesto troppo e ci obbliga a fermarci.
Gli atleti non sono capaci di fermarsi da soli, di prendersi una pausa. La loro grande motivazione li fa giocare anche in condizioni fisiche non ottimali: non vogliono mai abbandonare la squadra o la competizione, ma l’organismo non è così e protesta infortunandosi.
Ad un atleta l’infortunio dà soprattutto la sensazione di impotenza e questo stato d’animo è un nemico molto difficile da sconfiggere, perché è diverso da tutti quelli affrontati prima: non si hanno mai gli anticorpi per combatterlo. L’infortunio purtroppo ci insegna che i limiti ce li abbiamo tutti anche se ci sentiamo forti e invincibili.
L’atleta che si infortuna non pensa ad altro che a curarsi e a tornare al più presto in campo: questo però è un percorso molto faticoso e mai come in questa circostanza il lavoro di squadra è fondamentale. Si avete capito bene il lavoro di squadra…
In queste situazioni non si lascia mai solo un atleta e il gruppo deve lavorare più che mai per aiutarlo. Lo staff, la squadra, gli amici, la famiglia e tutti quelli che sono in contatto con lui devono essere sempre al suo fianco: questo è un momento molto particolare, direi difficilissimo.
L’atleta deve essere sia aiutato e sia spronato perché avere commiserazione per un giocatore infortunato non gli permette di tirare fuori il meglio di sé: la grinta, la determinazione per tornare in campo il prima possibile.
Il campo è lì e lo aspetta per riprendere il cammino da dove momentaneamente si è fermato…
Buona Pallavolo a tutti.
Marco Zerbini