Intervista a Vito Piero Ancora
Oggi ci troviamo in compagnia di Vito Piero Ancora, super-maratoneta e recordman italiano come numero di maratone concluse e molto altro.
Piero quando e come è iniziata la tua passione per la corsa?
Le maratone non erano previste nella mia testa, mai avrei pensato di correrle.
Nella mia prima parte di vita sportiva ho praticato il ciclismo a livello agonistico ottenendo buoni risultati e partecipando a molte gare.
A Milano ho cominciato a frequentare assiduamente la Pro Patria (società di cui faccio parte sia per tennis che per atletica) dedicandomi al tennis: il mio secondo sport.
Quando sono arrivato a Milano 30 anni fa (lavoravo e lavoro tuttora al Ministero della Giustizia come responsabile tecnico Impianti Elettrici Termici e della famosa ex 626/94 modificata 81/08) ho trovato un ambiente di lavoro che involontariamente mi ha indirizzato verso la mia nuova passione.
Per caso, spinto da colleghi di lavoro tra una battuta e l’altra, sono andato a correre la Stramilano. Non ero a digiuno con la preparazione, facendo sempre sport ero ben allenato, e forse per questo durante questa manifestazione mi sono proprio divertito.
Quella gara è stata la scintilla che ha messo in moto tutto.
Non è passato molto tempo e mi sono cimentato con la mia prima maratona a Torino: da allora non mi sono più fermato, dopo 15 giorni ero alla maratona di Bergamo, nel giro di pochi giorni ero alla Pistoia-Abetone (ultra di 53 km) e dopo pochi mesi ho iniziato a correre le 100 km.
Di gare di 100 km ne avrò fatte circa 70: al mio attivo ho già 18 Passatori, tantissime 100 Km di Seregno, di Biel Svizzera e molte anche in Austria.
Un aspetto molto bello del correre è che si viaggia tantissimo e si visitano posti nuovi: ho girato un tutto il mondo con lo zaino in spalle e le scarpe da corsa.
Ho fatto due volte la maratona di New York. È la più famosa e forse più bella gara in assoluto: per i profani è la più lunga al mondo, però come dico sempre a tutti è una gara di 42 km come le altre gare nel mondo.
Ho tentato di farla nel 2000 ma a causa delle troppe richieste di iscrizione non sono riuscito, ho ritentato nel 2001 (già a gennaio mi ero già iscritto) e sono riuscito a partecipare.
La gara del 2001 si è svolta 2 mesi dopo la strage delle torri gemelle. Io ero alloggiato a pochi passi dal Palazzo di Vetro: la città era in assetto da guerra, i controlli erano eccezionali e niente veniva lasciato al caso dagli agenti di polizia. È stata un’esperienza unica che difficilmente dimenticherò.
Le maratone americane (oltre a New York ho fatto anche Los Angeles) hanno qualcosa di particolare: l’entusiasmo della gente è spettacolare, ti incitano dall’inizio alla fine della gara e ti fanno sentire un eroe.
Ho corso la maratona più lontana al mondo nel Polo Sud, oggi purtroppo non è più organizzata, ho partecipato a quella di Montevideo, di Sharm, di Dubai, e a tutte le più importanti maratone europee: Mosca, Tromsø, Parigi, Madrid, Barcellona e ben 8 volte Valencia che rientrava sempre nel mio calendario in quanto unica gara in quella settimana.
Londra è una delle gare più belle al mondo e non è seconda a nessuna altra competizione sia come organizzazione sia come percorso ed ambiente. Consiglio a tutti di farla almeno una volta nella vita.
Quali sono le maratone più particolari che hai fatto?
Ti posso dire che ho tre tipologie di maratone che ricordo maggiormente: quella senza inquinamento, la più silenziosa e la più chiassosa.
Quella senza inquinamento è senza dubbio la maratona di Ushuaia a sud dell’Argentina. Ushuaia si trova sulla Isla Grande, nella parte argentina, ed è quella che viene considerata generalmente “la città più a sud del mondo”.
Ushuaia è un paese di pescatori il piatto tipico è la centolla che sono dei granchi rossi, ma anche la carne non manca ed è molto buona.
Queste zone sono in assoluto le meno inquinate al mondo: mi ricordo che sugli alberi potevi osservare la famosa “barba del vecio”, una specie di ragnatela che penzola dei rami degli alberi ed è tipica dei posti in cui non ci sono macchine, tralicci e altre forme d’inquinamento.
Correre in queste situazioni è stato veramente qualcosa di unico sia per la mente che per il fisico.
Quella più silenziosa al mondo l’ho fatto in una miniera di salgemma nell’ex Germania dell’Est ad oltre 1000 metri di profondità.
Per la maratona eravamo tutti dotati di elmetto e luce frontale: la lunghezza della miniera era di circa 100 km: ovviamente per la gara percorrevamo solo un tratto di 42 km.
Da quell’esperienza ho imparato che il salgemma non è soltanto bianco e grigio, ma può essere di tantissimi colori. È stata una emozione bellissima, quando correvo c’era un silenzio tombale sembrava che il mondo si fosse fermato.
Quella più chiassosa è stata senza dubbio New York e Los Angeles: la gente non smette mai di incoraggiarti. Le band che suonano la musica in ogni angolo della strada e nei quartieri che attraversi vieni accolto con colori e usanze tipiche della zona.
Qual è stata la maratona più difficile che hai corso?
Maratone difficili non ne ricordo: ho fatto dei trail molto particolari e impegnativi come a Galtür a 3000 metri in cui devi anche gattonare in parecchi tratti del percorso, oppure le Sky Marathon.
Sono entrambe tipologie di gare estreme che per correrle devi essere molto pronto, in ogni caso quando hai migliaia di chilometri nelle gambe non ti spaventi per nessuna gara.
Passiamo all’ultima tua fatica: la 10 in 10 sul lago d’Orta. Sei uno dei senatori della manifestazione, hai partecipato a tutte le edizioni: cosa rappresenta per te questa gara?
È una gara che abbiamo inventato io e il presidente del club Supermarathon Gino Paolo.
Un giorno abbiamo deciso di provare a mettere in pratica un’idea che ci era venuta in mente mesi prima e l’abbiamo sperimentata con l’edizione numero zero.
Abbiamo testato il percorso, lo abbiamo fatto omologare e abbiamo iniziato a pubblicizzarla.
Inizialmente eravamo molto pochi al via, ma grazie all’abilità di Gino Paolo la manifestazione ha acquistato sempre più importanza raggiungendo un gran numero di iscritti come nell’ultima edizione di qualche settimana fa.
Il percorso è sempre stato uguale?
Si il percorso è sempre stato lo stesso dalla prima edizione e a me piace tanto: non è molto semplice in quanto è un po’ ondulato e ricco di asperità ma questo lo rende ancora più bello e particolare.
Sul lago d’Orta abbiamo organizzato anche la QuadrOrtathon che si svolge sempre i primi di giugno.
La QuadrOrtathon sono quattro maratone in quattro giorni con percorsi differenti e un dislivello è molto impegnativo.
A proposito della QuadrOrtathon il 3 giugno 2017 hai portato a termine la tua 1000^ maratona, raccontaci le emozioni?
Con la QuadrOrtathon della Madonna del Sasso ho raggiunto le 1000 maratone: la ricordo ancora è stata un’edizione e una festa bellissima.
Mi ha fatto piacere che per celebrare il mio record siano venuti molti campioni esteri: i tedeschi, la Sigrid la prima donna al mondo come numero di maratone, i francesi, i finlandesi… davvero c’era tantissima gente.
Durante questi 4 giorni di gare mi hanno fatto indossare quattro maglie differenti ad ogni gara con il numero delle mie maratone (997; 998; 999 e 1000). Questo ha fatto sì che si creasse tanta curiosità e durante la gara quando incrociavo qualche macchina rallentavano e mi festeggiava con un colpo di clacson.
Non posso dimenticare la festa al ristoratore a traguardo raggiunto.
Nonostante il diluvio che imperversava durante i festeggiamenti erano tutti presenti a complimentarsi con me. Il diluvio non ha fermato i partecipanti ma ha fatto dimenticare la torta celebrativa delle mie 1000 maratone.
Quando ti alleni durante la settimana?
Di allenamenti non ne faccio mai: mi allenavo molto quando facevo ciclismo e tennis: la bici è molto dura e se non ti alleni non puoi improvvisare.
Le maratone le faccio come mangiare le noccioline e facendone così tante l’allenamento viene da sé…
Come sono stati i tuoi ultimi 12 mesi: quante gare hai corse?
Lo scorso anno è stato pieno di appuntamenti: ho ricevuto inviti a tantissime manifestazioni.
Non è facile sostenere un calendario ricco di gare, lavorando bisogna fare salti mortali per svolgere tutto al meglio non trascurando nulla.
È stata un’annata infernale in quanto l’amico di Torino (Enzo Caporaso) aveva deciso di compiere l’impresa di fare 59 maratone in altrettanti giorni, non volevo lasciarlo da solo e per questo motivo ero quasi sempre nel capoluogo piemontese a correre insieme a lui.
Per rispettare il mio calendario agonistico inizialmente avevo pensato di prendere un mese di aspettativa non retribuita in quanto avevo terminato le ferie.
Dopo un po’ di ragionamenti ho preferito fare un po’ di sacrifici e di far convivere la mia passione con il lavoro.
Alla fine dei 12 mesi ho concluso la mia annata sportiva con 133 maratone e ultra e all’attivo 6000 km.
Per questa impresa sono stato premiato dalla mia società Pro Patria.
Vi racconto questo aneddoto.
Il presidente della Pro Patria quando ha saputo del mio record di maratone mi ha chiamato subito: inizialmente pensavo che mi volesse strigliare per l’esagerato numero di gare (reputandomi un incosciente che stava tirando un po’ troppo la corda), invece mi voleva far sapere che sarei stato premiato alla Bicocca di Milano la domenica successiva
Ma come si può fare una premiazione la domenica? La domenica si corre…
La faccio breve il premio non sono andato a ritirarlo in quanto quella domenica stavo gareggiando.
Quando sono andato in sede a ritirare la targa il presidente non era presente, la segretaria non c’era e mi ha consegnato il premio un estraneo alla società che sapeva in che ripiano era stata posizionata.
320 km a San Vito al Tagliamento nel 2006 raccontaci questa impresa.
È stato anche una esperienza unica e forse inaspettata: come spesso accade le cose belle nascono senza che uno le prepari e in modo spontaneo.
Per correre una 48 ore devi essere ben organizzato e non lasciare nulla al caso.
Prima di partire devi controllare di avere nella borsa il doppio di tutta l’attrezzatura: scarpe, maglie, calze e pantaloncini e portare con te tanta voglia e determinazione.
Quando sono partito da Milano ho subito avuto un intoppo: alla stazione della metropolitana ho scoperto che c’era lo sciopero dei mezzi: poco male ho iniziato a sgranchirmi le gambe con un po’ di anticipo facendo il tratto di strada da Papiniano alla Stazione Centrale a piedi.
Il giorno della gara il tempo non era dei migliori e minacciava pioggia da un momento all’altro, ma essendo una gara lunghissima non ho fatto molto caso al cielo.
Sulla linea di partenza incontro molti nazionali italiani e il maestro delle 100 km Enrico Vedilei detto il Vichingo.
Per chi corre regolarmente gare di 100 km non è facile cimentarsi in gare molto più lunghe: la preparazione è veramente differente e bisogna essere in grado di dosare le energie.
Con Enrico ci accordiamo di fare i primi 100 km insieme, poi Enrico in base al suo stato di forma avrebbe deciso se continuare o ritirarsi.
Verso il 70 km il Vichingo mi fa sapere che nel giro di pochi chilometri avrebbe smesso, ma prima di lasciarmi mi incita dicendomi che mi vedeva in grandissima forma e voleva che continuassi così per portare a casa il risultato.
Mi sentivo molto bene quindi il podio lo sentivo alla portata, ma il successo finale era difficile: in quella gara erano presenti un francese e un austriaco (campione di specialità), situazione particolare essendo un campionato italiano.
Appena Enrico lascia comincia a diluviare.
In quel momento avevo tre/quattro giro di ritardo dall’austriaco che era in testa (il giro era di un km e qualche centinaio di metri): non mi lascio spaventare dal diluvio e continuo a correre con un ottimo ritmo.
L’austriaco sicuro del suo vantaggio si ferma nel suo camper a riposare e fare massaggi.
La situazione si fa propizia così inizio ad alzare il ritmo superandolo e mettendo un discreto vantaggio tra me e lui.
Quando l’austrico capisce che la sua strategia non era delle migliori ritorna in pista, ma è troppo tardi avevo già guadagnato un rassicurante vantaggio…
Al 180-190 km vedendo che non poteva raggiungermi l’austrico getta la spugna e dopo la doccia lo trovo a bordo pista a fare il tifo per me.
Mi ha fatto un gran piacere: queste situazioni sono la parte più bella dello sport.
Subito conquisto il titolo Italiano come miglior prestazione assoluta.
La IUTA (Italian Ultramarathon and Trail Association) mi chiede di provare a conquistare il titolo europeo.
Non è facile e lo faccio subito presente, l’organizzazione non è delle migliori: avevo un tendine in fiamme e non c’era nulla per curarmi, i ristori erano ricchi di acqua, dolci e tartine, ma mancava il salato.
Correre gare così lunghe solo con acqua e dolci è difficilissimo: lo stomaco rischia di chiudersi e andare in crisi è veramente facile.
Continuo la gara imperterrito facendo le ultime 16 ore solo con acqua: quando arriva il salato infatti è troppo tardi il mio corpo si era abituato a quella situazione particolare e non potevo forzarlo.
Al termine della manifestazione concludo la mia impesa con 320 km al mio attivo.
Mi è rimasto sempre il rammarico che in condizioni diverse avrei sicuramente potuto fare una trentina di km in più.
Ora non corro più queste gare: le gambe sarebbero ancora pronte a fare queste competizioni, però lascio queste competizioni ai giovani.
Per cimentarsi in queste gare bisogna sentire una spinta interiore: tempo fa avevo un’adrenalina incredibile, dove c’erano manifestazioni estreme io ero presente, ora preferisco dedicarmi solo alle maratone e alle 100 km.
I tuoi valori della vita?
Lavoro, sport e volontariato.
Sono stato in CRI Croce Rossa Italiana. Sono uno dei più vecchi donatori di sangue attivi e cercherò di donare fino a 70 anni.
Ho un recupero incredibile: dono quasi sempre il lunedì mattina (giorno dopo la gara), solitamente se giochi a calcetto il giorno prima della donazione tutti i valori risultano sballati, a me questo non succede mai, anzi mi dicono che ho un emocromo perfetto. Questo è il potere della corsa.
Cosa ti piace fare nel tuo tempo libero?
Mi piace la buona musica vado sempre al teatro la Scala: da anni sono sempre presente alla prima di Sant’Ambrogio. Il presidente ed io abbiamo sempre l’invito ufficiale e non perdiamo mai un appuntamento.
Mi piace molto la musica classica, Pop e Rock, suono la chitarra e fin da piccolo, grazie a mio padre che mi ha trasmesso la passione, la musica è stata parte integrante della mia vita.
Mi piace danzare e quando vado a fare una gara se posso a fine manifestazione non disdegno assolutamente una serata danzante.
Da ragazzino quando andavo in discoteca entravo alle 23 e facevo chiusura: come in maratona partivo tranquillo a inizio serata e pian piano quando molti iniziavano ad accusare il sonno io iniziavo a scaldarmi.
Ascolti la musica quando corri?
Non l’ho mai fatto: mi sarebbe piaciuto soprattutto durante le gare più lunghe 24 ore o 48 ore, la musica da una carica e aiuterebbe.
C’è da dire che nelle competizioni nazionali ed internazionali è vietato.
Un messaggio finale per i giovani
Lo sport è vita e libera la testa, il mio consiglio è di praticarlo il più possibile. Palestra, bici, camminare non importa cosa si faccia l’importante è rimanere sempre in moto. Dopo l’attività la mente e il corpo si rilassano e ci si sente sempre molto bene.
Consiglio sempre i colleghi che vanno in pensione di non fermarsi nei bar tutto il giorno, basta poco per far sport: una tuta e un po’ di entusiasmo.
Non mi stancherò mai di dirlo: lo sport è vita.
I record di Vito Piero Ancora:
Numero di ultra e maratone corse in venti anni di attività: 1243
Miglior prestazione in maratona: 3h 30’
24 ore: personale circa 200 km percorsi
48 ore: personale 320 Km percorsi
100 km (Passatore) personale 11 ore
(aggiornamento al 3 settembre 2019)
Buona corsa a tutti
Marco Zerbini