Intervista a Valeria Caracuta
Oggi ci troviamo al PalaBorsani di Legnano a bere un caffè con Valeria Caracuta.
Valeria è l’alzatrice titolare della squadra di A1 femminile Sab Volley Legnano. Durante la sua prestigiosa carriera ha vinto numerosi titoli e dal 2009 ha iniziato a vestire la maglia nella nazionale italiana.
Ne approfittiamo per rivivere alcune delle tappe fondamentali della sua carriera pallavolistica fino alla difficile stagione che si sta concludendo.
Valeria Caracuta quest’anno se non sbaglio è stata la tua 15 stagione nel volley a livello professionistico. Raccontaci quando e come hai iniziato con la pallavolo.
É stato molto facile per me entrare nel mondo della pallavolo. Ho iniziato quando ero ancora molto piccola: mio padre allenava e mia mamma era una giocatrice, ero sempre in palestra con loro e avevo sempre con me un pallone. Posso dire di avere cominciato questa avventura già all’età di 6 anni, mio padre è stato il mio primo allenatore e con lui ho iniziato la crescita in questo mondo.
Quali difficoltà hai dovuto affrontare agli inizi della tua carriera e chi ti ha supportato?
La mia famiglia mi ha supportato moltissimo, ma anche sopportato tanto agli inizi della mia carriera. Mi hanno seguita e assecondata in tutte le mie scelte, mi hanno accompagnata in viaggi molto lunghi ed incoraggiata nelle situazioni difficili che si incontrano quando si è ancora giovani. Non è facile dover rinunciare a tante cose quando si è agli inizi ma se decidi che vuoi fare questa vita ti devi abituare. In ogni caso ho vissuto molto bene questo periodo perché avevo sempre la mia famiglia al mio fianco.
Nella stagione 2015-16 ti sei trasferita in Francia nel Venelles: raccontaci come è stata questa tua esperienza.
É stata un’avventura fantastica, perché è stata un’esperienza di vita oltre che di pallavolo: è stato il primo anno che ho vissuto lontano da casa con persone che non parlavano la mia lingua, sì l’allenatore parlava italiano, ma ero immersa in un’altra cultura e in un mondo nuovo.
A livello sportivo inizialmente è stato difficile perché il professionismo che si ha in Francia è differente da quello italiano ed è stato difficile ambientarsi. Tutto questo però mi ha fatto crescere tanto. Consiglio sempre a tutte le mie compagne di squadra di intraprendere un’avventura di questo tipo, sicuramente prima di smettere vorrò tornare a giocare all’estero.
In campo sei sempre tranquilla anche in situazioni e momenti molto delicati della partita o della stagione. Come riesci?
La tranquillità è sempre stato il mio punto di forza: ricordo una mia allenatrice che ho avuto a Casette D’Ete in B1 che quando abbiamo vinto il campionato mi disse: “Non so come fai ,durante le partite non capisco se sei in difficoltà o se stai attraversando un momento di grazia, hai sempre la stessa espressione, sei di una freddezza incredibile…”.
E’ un mio punto di forza non so come l’ho sviluppato, sono sincera questo è il mio carattere, sono così anche fuori dal campo, mi innervosisco poco, però quando mi succede lo faccio notare.
Il mio ruolo in campo è anche quello di riuscire a trasmettere la tranquillità nei momenti difficili alle mie compagne di squadra quindi credo che in alcune situazioni è sicuramente un punto di forza.
Da sempre ho come esempio Leo Lo Bianco e forse questo mi ha aiutato molto: in lei mi ci vedo tantissimo come carattere. In campo qualunque cosa succeda non fa mai una piega… stare tranquilli aiuta tantissimo nel nostro ruolo.
Nella tua bacheca ci sono 2 scudetti (2011-12; 2013-14), 2 coppa Italia (2011-12; 2013-14), 3 Supercoppa italiana (2012;2013;2014) e 1 coppa Cev (2011-12) e con la nazionale un oro ai giochi del mediterraneo nel 2013. Quale vittoria ricordi con più soddisfazione e quale a cui sei più legata?
Il primo anno a Busto Arsizio in cui abbiamo vinto tutto è stato il più importante, però devo dire che la prima Supercoppa vinta con Busto è quella a cui sono più legata: è stata la prima esperienza da titolare e quindi l’ho vissuta con una emozione differente. In ogni caso ad ogni vittoria che ho conseguito lego un ricordo importante.
Raccontaci come è stata questa stagione che sta volgendo al termine. Sei passata da una finale scudetto con Modena a lottare per non retrocedere tra mille difficoltà.
É stata una stagione complicata più che altro per le emozioni che l’hanno caratterizzata: ci sono stati tanti cambiamenti che non hanno permesso a questo gruppo di vivere un anno sereno come dovrebbe avere una squadra professionistica.
A livello emotivo è stata molto pesante: il mio carattere e la mia esperienza me l’hanno fatta vivere forse più serenamente rispetto alle mie compagne di squadra che hanno un po’ sofferto i diversi cambiamenti avvenuti durante la stagione.
Per chi ama questo sport credo che uno degli aspetti fondamentali è lanciare un segnale per i giovani che stanno iniziando: la passione per la pallavolo ti fa superare tutte le difficoltà. Io penso che quando smetti di emozionarti quando entri in un palazzetto e non ti senti più motivato è ora che smetti… noi quest’anno nonostante le difficoltà eravamo felici di calcare il parquet e non abbiamo mai mollato.
Ti vedi ancora nel mondo della pallavolo a fine carriera?
La prossima settimana inizierò ad allenare delle bimbe qui a Legnano: non so se ho il carattere per allenare però voglio provarci. Io ho il cartellino di allenatrice: cercherò di creare qualcosa a Lecce con mio padre. Sicuramente voglio restare nell’ambiente: non so ancora se lo farò come allenatrice, mi piace farlo ma devo capire come mi trovo in quel ruolo.
Potrebbe essere più utile avere un’allenatrice al posto di un allenatore? Non ce ne sono molte nel mondo della pallavolo come mai secondo te?
Io l’ho avuta nei primi anni della mia carriera e mi sono trovata veramente bene, forse anche perché un’allenatrice capisce di più l’esigenza di una donna. Si è vero non ce ne sono tante, non ho idea del perché: sarebbe bello vederne qualcuna sui campi di serie A.
In annate come quella attuale in cui il campionato finisce molto presto come si fa a continuare ad allenarsi pensando che il prossimo campionato inizierà tra 6 mesi?
Si è vero la stagione di quest’anno è stata molto breve però non mi fermo: nel prossimo mese continuerò ad allenarmi qui in zona con Eraldo che allena una B2 poi staccherò la spina per qualche settimana, dopo una stagione così pesante è necessario ricaricare le pile.
Credo che anche quest’anno mi dedicherò al beach volley e credo di farlo ancora con Casalmaggiore: dovrò autogestirmi per arrivare pronta all’inizio della prossima stagione.
Il tuo ruolo è molto delicato: dell’alzatore infatti se ne parla sempre poco anche quando le cose vanno bene, mentre viene criticato quando le cose vanno male. Come vivi questa situazione?
È vero, pensa che io non volevo fare l’alzatrice: agli inizi ero schiacciatrice e alle selezioni nazionali mi volevano prendere come libero… ho iniziato a giocare da palleggiatrice per caso.
Quando mi hanno consigliato di fare l’alzatrice, dicendomi che avrei fatto molto strada, ho accettato il consiglio anche se non mi piaceva il ruolo.
Inizialmente mi facevano giocare con il doppio palleggiatore per farmi attaccare in modo da effettuare un passaggio graduale nel nuovo ruolo, altrimenti per me sarebbe stato un dramma.
Pian piano nel tempo ho iniziato ad amare il ruolo e ad oggi non lo cambierei assolutamente: l’alzatore ha in mano tutta la squadra e gestisce tutte le emozioni.
Sì è vero all’inizio ho vissuto male il fatto che nelle sconfitte la maggior parte delle colpe sono del palleggiatore, ma ora con la consapevolezza e l’esperienza ho smesso di pensarci. Devo dire che sono molto critica con me stessa e anche nelle vittorie analizzo i miei errori.
Stai già pensando alla prossima stagione?
Si e no… quando arrivi in questo periodo è normale pensare alla prossima stagione ma in realtà ora ho bisogno di staccare un attimo: mi prenderò un po’ di tempo per pensarci…
I campionati sono ancora lunghi fra poco iniziano i play off: per cui ci sarà tempo per valutare al meglio quello che succederà.
Prima di salutarci parliamo un secondo di Nazionale: ci credo solo io ad una tua convocazione o ad oggi non ci pensi proprio più?
La mia porta per la nazionale è totalmente aperta, la speranza e la voglia ci sono sempre: è un sogno che ho realizzato ma che mi piacerebbe continuare a percorrere.
É chiaro che ci sono tanti giovani emergenti e penso sia anche giusto che si dia spazio a loro però io continuerò a lavorare intensamente e si vedrà.
Ultimissima domanda: so che sei tifosa di calcio, che ne pensi della Var e del Video Check?
Io penso che lo sport andava bene anche quando non c’era la tecnologia.
Io sono una persona che non ama le polemiche, non ho mai preso un cartellino giallo nella mia carriera, credo che quando c’è un arbitro che decide dobbiamo accettare il verdetto senza problemi e senza polemiche. Posso solo dire che a volte consultare la tecnologia allunga molto i tempi e per chi gioca non è bellissimo. Il paragone però non lo posso fare perché conosco veramente poco l’utilizzo della Var.
Ti ringrazio molto Valeria, ci vediamo domani sera a Novara.
Marco Zerbini